mercoledì 29 agosto 2012

Allattamento – Quanto latte?


Questo è il vero dilemma delle donne che allattano al seno. Beato chi da il biberon che può andare a letto la sera pensando: “E’ tutto a posto oggi ha preso tutto il latte prescritto”, oppure “Oggi ha mangiato 100 gr meno del solito, come mai? Domani farò attenzione”.
La mamma di un bambino allattato al seno non può rispondere a tutte queste domande e quindi di solito non riesce ad aspettare una settimana e si sottopone il bambino ad una serie infinita di pesate si inutili ma rassicuranti. A me è capitato, soprattutto all’inizio che la bambina non cresceva molto e avevo uno stuolo di parenti che decantava la bellezza del biberon e che noi mettevamo 1.5 kg al mese con il biberon!
Io avevo trovato su internet le seguenti indicazioni:
Quantità di latte giornaliera = 10% del peso del bambino + 250 gr.
Che sarebbero le indicazione che utilizzano i pediatri per dare il latte artificiale
Devo dire che un giorno ho preso mia figlia e ho fatto una serie infinita di doppie pesate per stabilire quanto latte avesse assunto, il tutto con fini calcoli matematici pre e post cacca e pipì.
Devo dire che quello che ho ottenuto era molto simile, nell’ordine dei 100 gr, ai valori che avevo calcolato.
Molte di voi saranno inorridite, ma conosco anche parecchie mamme che dopo' aver visto questo conto si sono avventurate nel fare una prova un giorno, per vedere, senza nessuna pretesa ovviamente.

Allattamento – Mangia abbastanza?


Storicamente si consigliava di guardare i pannolini. Se bagna almeno 6-8 pannolini al giorno mangia abbastanza. Panico. Non so voi ma a me era preso il panico...bagnare 6 pannolini?
Queste indicazioni erano state date quando i pannolini erano di stoffa e quindi te ne accorgevi quando il bimbo lo bagnava...adesso i super pannolini che ci sono se non li pesi rischi anche di non accorgerti che il bimbo ci ha fatto la pipì, magari più di una volta.
Ecco quindi che informandomi un po' qui e un po' li ho trovato che con i pannolini usa e getta moderni, quel numero 6-8 di riduce a 3-4.
Si dovrebbero guardare anche le scariche, all’inizio il bambino fa anche parecchie scariche al giorno.
La cosa migliore da fare per vedere se un bambino mangia è quella di pesarlo ogni settimana.
Si sa che la doppia pesata non ha un gran significato e anzi spesso non si nota variazione di peso (a me è successo un numero infinito di volte) e si conclude che il bambino non mangia e non c’è latte.
L’aumento di peso durante le prime settimane di vita dovrebbe essere sui 150-250 gr a settimana anche se fino a 125 gr è considerato ragionevole. 
Se cresce meno no, se avete dubbi andate dal vostro pediatra, ditegli però che ci tenete all’allattamento al seno e che preferireste ancora provare, ci sono ancora oggi purtroppo' un esercito di pediatri dal biberon facile.
Ogni tanto si sente qualche mamma che sostiene che il suo bimbo mangia abbastanza perché non piange, questo è ragionevole nella maggior parte dei casi, ma state attenti perché ci sono casi in cui il bimbo non mangia abbastanza ma è troppo' “stanco” per lamentarsi. Se lo pesate ogni settimana potete però accorgervene tempestivamente.

Allattamento – La composizione del latte


Il latte ha una composizione talmente diversa da donna a donna, da poppata a poppata che non ha un gran senso fare delle analisi per stabilirne la composizione.
Sappiamo anche che essendo specie-specifico non ha bisogno di dimostrare la sua validità, ma se come me siete curiose di sapere quante kcal ha il
vostro latte sappiate che è un po' più grasso del latte intero che trovate in commercio, si parla di 65-70 kcal ogni 100 gr di latte.
La cosa utile da sapere sulla composizione del latte è invece che all’inizio è molto liquido e via via che continua la poppata diventa sempre più nutriente, quindi è utile se avete un bambino che non cresce molto accertarvi che assuma anche la parte finale del latte.
In estate ad esempio, spesso i bambini si attaccano ogni ora per un minuto, è perché vogliono bere, non hanno fame ma hanno sete.
Questo è anche il motivo per cui non serve dare acqua ai bambini durante i primi sei mesi, il vostro latte copre sicuramente questo fabbisogno e lo arricchisce senz’altro di sostanze più nobili.

Allattamento – Come aumentare la produzione di latte



Per aumentare la produzione di latte non ci sono molte cose da fare. La produzione abbiamo visto è un meccanismo di domanda-offerta, quindi se ne volete di più dovete chiederne di più, il che vuol dire attaccare il bambino più spesso, o in alternativa utilizzare nei momenti liberi il tiralatte.
Bisogna tenere conto però, che nessun tiralatte è efficiente come la suzione del bambino.
Personalmente, con il tiralatte riuscivo ad estrarmi esigue quantità di latte (mai superati i 75 ml), quando la bambina ha fame invece in neanche quindici minuti prende 200 gr di latte.
E poi diciamo la verità è molto più comodo allattare il proprio figlio a letto magari facendo un mezzo sonnellino che mettersi li con il tiralatte.
Altra cosa molto importante è dare entrambi i seni, aspettando che il bambino decida lui quando ha finito. Offrite un seno, quando vi sembra che stia iniziando a distrarsi o che non succhia più con vigore, cambiate seno. Fatelo più volte per poppata. 
Così innescherà il meccanismo della prolattina in entrambi i seni e ci sarà maggior produzione di latte.
Ricordate che la composizione del latte cambia, quindi se staccate voi il bambino rischiate di non fargli assumere la parte grassa del latte, quella più nutriente.
Ancora una cosa, visto che il picco di prolattina è più elevato la notte, se ve la sentite attaccate il bambino la notte così da stimolare maggiormente la produzione.

Allattamento – Estrazione e conservazione del latte


Può servire estrarre il latte e conservarlo per eventi futuri.
Di solito l’esigenza sorge quando si rientra al lavoro.
Con una buona manualità si può estrarre il latte con le mani, oppure utilizzare un tiralatte manuale o elettrico, singolo o doppio; oggi si ha veramente molta scelta.
L’importante è lavarsi sempre molto bene le mani.
Le indicazioni sono le seguenti (fonte documento ministero della salute):
Dopo' essersi seduta comodamente e inclinata leggermente col busto in avanti, questi sono gli step per effettuarla:
Prima di iniziare massaggiare il seno per due o tre minuti in modo da avviare la produzione di ossitocina
Mettere il pollice sopra capezzolo e areola e l’indice sotto capezzolo e areola di fronte al pollice e sostenere la mammella con le altre dita (a)
Premere il pollice e l’indice leggermente verso il torace.
Comprimere la mammella dietro il capezzolo e l’areola tra pollice e indice (b)
Comprimere e rilasciare. Ripetere l’operazione. Dopo' un po' spostare le dita per spremere il latte anche da altri punti della mammella (c).





E’ stato dimostrato che guardare una foto del bambino o semplicemente pensare al bambino può aiutare ad eseguire l’operazione di estrazione in modo più efficiente.
Per la conservazione bisogna ricordare che il latte può essere tenuto in frigorifero 24 ore. Durante le 24 ore si può anche mischiare il latte. Se ad esempio ne estraete 50 ml nel pomeriggio potete mischiarlo con quello estratto in mattinata e procedere poi al consumo entro 24 ore (si conta dalla prima estrazione), oppure al congelamento.
Parecchi testi dicono che il latte in frigorifero dura 5 giorni ma poi all’atto pratico consigliano di non farne passare più di due, parecchi danno anche come limite le 24 ore, termine oltre il quale conviene congelare ed eventualmente scongelare. Diciamo che non vi è alcun motivo di aspettare più di 24 ore, o serve subito e si lascia in frigo oppure è una scorta e si congela.
Per congelare il latte sono consigliabili i sacchetti ad hoc (non quelli del freezer) o degli appositi contenitori che però risultano essere molto costosi.
Ricordarsi di congelare in piccole quantità, così se vostro figlio ha un po' di fame non dovrete poi buttarne molto, e scrivere sempre la data.
Il latte può essere tenuto nel freezer a -18°C fino ad un anno.
Il latte a temperatura ambiente poco, dipende dalla temperatura, ma non più di 4 ore di solito.
Non è saggio se vi togliete il latte al lavoro lasciarlo fuori dal frigorifero fino all’ora del rientro a casa.
Per scongelare il latte è sconsigliato sia il microonde sia il diretto contatto con un pentolino sulla fiamma. 
Il microonde è sconsigliato poiché distrugge alcune immunoglobuline, considerando che il latte artificiale non ne ha neanche una, se il bambino non è piccolissimo questo non è un gran problema. 
Il rischio del microonde sono le ustioni, a differenza degli altri metodi il microonde permette all’alimento di raggiungere temperature anche molto diverse nei vari punto dell’alimento, a chi non è mai capitato di scongelare qualcosa al microonde e trovare delle parti ancora un po' fresche all’esterno e magari bollenti all’interno? Ecco il rischio è proprio questo.
Dato che probabilmente quando si ha l’esigenza di scongelare del latte si è in emergenza non si avrà il tempo' di metterlo in frigorifero e aspettare che faccia da se, la cosa più comune è allora quella di mettere il contenitore sotto l’acqua corrente del rubinetto, oppure immergerlo in una bacinella piena di acqua tiepida, questi due procedimenti dovrebbero portare in pochi minuti alla soluzione del problema. 
Ricordarsi di agitare sempre il contenitore prima di utilizzarlo perché la parte grassa del latte tende a separarsi dalla parte liquida.
Di solito il latte scongelato non ha un buon odore, ma questo tipicamente non vuol dire che è andato a male. L’odore di rancido è dovuto ad un processo di idrolisi dei grassi. 
Di solito i bambini lo prendono senza fare troppi complimenti.
Il latte congelato va consumato entro 24 ore e ovviamente mai ricongelato.
Come tutti gli altri alimenti, il latte avanzato dal bambino va gettato via e non riconservato poiché la saliva ha già avviato il processo di contaminazione (ma anche se credo che nessuno riutilizzi il latte avanzato da un bambino per la volta dopo', è sempre bene dirlo non si sa mai).


Allattamento – Igiene

Neanche a dirlo che le condizioni igieniche in cui si è allattato per migliaia di anni non erano minimamente comparabili a quelle che utilizziamo oggi e che quindi non esiste assolutamente il bisogno di disinfettare il seno prima/dopo' la poppata o di lavarlo in continuazione. 
Basta continuare a lavarsi normalmente. La natura anche qui ha pensato a tutto lei. Quei pallini minuscoli scuri attorno all’areola sono le ghiandole di Montgomery, ed hanno proprio il compito di “disinfettare” la zona in modo naturale.
La mia personale esperienza mi permette di aggiungere che la mia bambina non ama molto i profumi e quindi io mi lavo con il sapone naturale (Marsiglia, o con olio) senza profumazioni o contenuti chimici. 
Una volta avendolo finito mi feci la doccia con un doccia-shampoo qualsiasi e lei non si volle attaccare al seno per qualche ora, magari fu un caso ma io diedi la colpa al mancato sapone naturale.

Allattamento – Posizioni per allattare


Si può allattare in molte posizioni, per iniziare le più comode sono da sdraiate sul fianco e da seduta. Se si è subito un cesareo sicuramente la posizione sdraiata aiuta a rilassarsi e a non premere sulla ferita. La posizione a rugby può servire invece nel caso di ingorgo perché aiuta a stimolare alcune zone del seno che sono “trascurate” da altre posizioni più utilizzate.
Ecco un immagine, che vale più di mille parole, che riporta le cinque posizioni più diffuse (fonte bebesyembarazos.com)



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Allattamento – Corretto attaccamento


Il bambino si attacca al seno e non al capezzolo, quindi è importante verificare che l’areola sia in parte coperta dalla bocca del bambino. Di solito si strofina il capezzolo sulla guancia del neonato e questo istintivamente si gira dalla parte giusta spalancando la bocca, quello è il momento di agire.
Per capire se il bambino è ben attaccato non dovreste sentire dolore. Questa regola però non vale molto i primi giorni perché sicuramente avrete attaccato il bambino non perfettamente qualche volta e magari soffrite quindi per delle screpolature passate.
Guardate bene che il bambino abbia entrambe le labbra rivolte in fuori come se formassero un V aperta.
Inoltre non si dovrebbero sentire strani rumori, tipo' risucchi, perché questo vorrebbe dire che entra aria e invece il bambino è come una ventosa quando succhia in modo corretto.
La prova del nove è guardarlo sotto le orecchie, se fa dei movimenti circolari e si vede muovere vuol dire che sta inghiottendo, se inghiotte vuol dire che sta mangiando.
Ecco un’immagine dell’attaccamento corretto che dovrebbe avere il bambino.


Allattamento – Come funziona

Il processo di allattamento si basa principalmente sul funzionamento corretto di due ormoni, la prolattina e l'ossitocina.
Diciamo principalmente perché negli ultimi anni si è scoperto che un ulteriore meccanismo, il “FIL”, interviene e gli esperti stessi vanno per ipotesi e assunzioni. E’ un ramo della medicina questo di cui non si sa tutto.
La prolattina è un ormone prodotto dall’ipofisi che è direttamente responsabile della lattazione, la sua funzione è inibita dall’alta quantità di estrogeni e progesterone durante la gravidanza; con il parto però il livello di questi ormoni cala drasticamente e la prolattina induce quindi la lattogenesi, ovvero la montata lattea.
Il livello di prolattina dopo' il parto è molto alto e durante le poppate del bambino, il suo valore si alza per poi ritornare al livello di partenza, dopo' la poppata. La quantità di latte prodotta dalla madre è direttamente proporzionale alla quantità di prolattina che secerne l’ipofisi.
Durante la notte il livello di prolattina è più alto, per questo i bambini amano poppare di notte e si consiglia per un buon allattamento di non sospendere la poppata notturna, che di solito è invece demonizzata e tutti i nostri cari ci consigliano di sospendere così da poter riposare di più.
Ecco perché quando un bambino ha bisogno di più latte si attacca più spesso, perché così aumenta i picchi di prolattina e viene incrementata la produzione di latte.
L’ossitocina è l’ormone delle contrazioni, e interviene direttamente durante la poppata facendo contrarre le fibre del seno per permettere al latte di uscire. E’ anche l’ormone che viene prodotto durante il parto e che avvia le contrazioni dell’utero, da qui la paura di allattare in gravidanza. In realtà l’utero è sensibile all’ossitocina solo durante la fase finale della gravidanza, ecco perché in una gravidanza fisiologica tipicamente si può continuare ad allattare.
Il FIL è un inibitore, serve a spiegare perché un seno a volte produce più latte di un altro. Il latte dipende dalla prolattina, ma la prolattina non distingue tra i due seni, viene prodotta dall’ipofisi e messa in circolo, ecco invece che noi tutte sappiamo che molte mamme hanno più latte da un seno e che quasi tutti i bambini hanno un seno di preferenza da cui esce più latte. Nel latte è presente questa proteina, così se il latte rimane nel seno perché il bambino non ne vuole più questo inibitore consentirà di produrne meno la volta successiva, nel seno da cui il bambino poppa di più questo inibitore non c’è e quindi la prossima volta verrà prodotto più latte.
Il fil serve a dare una gestione locale della lattazione.

Allattamento - Introduzione


L’allattamento al seno è la cosa migliore per il tuo bambino, è sicuramente l’alimento migliore per la sua crescita, è specie-specifico, è altamente nutritivo comodo ed economico.
Queste e altre mille cose sull’allattamento sono quelle di cui ero a conoscenza già durante la gravidanza, perchè come ogni mamma che può e ama leggere, non ho lesinato tempo' per leggere libri, manuali e siti dedicati al bambino, dalla gravidanza fino alla patente; sull’allattamento poco però, fa bene è importante ma al limite c’è il biberon, via al capitolo successivo.
Nonostante la tenera età, ho il seno un pò cadente a causa della dieta che proprio poco prima di rimanere incinta mi ha fatto perdere 20 kg, e i capezzoli leggermente introflessi.
Ho sempre avuto un seno abbastanza grande, nonostante la dieta, e quindi avevo la convinzione che non ci sarebbero stati problemi perchè avrei avuto tanto latte (l’ignoranza è una brutta bestia).
Ammetto di essere una di quelle che quando guardava una mamma allattare ai giardinetti pensavo si che fosse molto bello, ma anche eroico (soprattutto quando il bimbo non era più piccolissimo pensavo...chi te lo fa fare?) e sicuramente molto imbarazzante...come si fa a tirare fuori la tetta così, al parco, davanti a tutti; per me più che per altri perchè diciamo che mi piace passare inosservata.
Al corso pre parto la lezione sull’allattamento era stata blanda e ovviamente non si può spiegare con un bambolotto bene...sarebbe forse stato più utile chiedere a qualche mamma di farci vedere come si fa. Mi prese solo un po' di sconforto quando sentii le mie vicine dire che da mesi si stavano preparando ad allattare! Tutte o quasi che spalmavano olio di mandorle (o altri oli) sui loro capezzoli, che massaggiavano il seno e lo tenevano qualche ora all’aria per abituarlo.
E’ stato proprio al corso pre parto che ho realizzato di avere i capezzoli introflessi (non me ne ero mai curata prima, ero convinta che avessero da essere così) e che qualche mia collega più lungimirante se li aspirava con una siringa per farli stare fuori.
Ho iniziato a realizzare che forse non avrei allattato, perché non avevo mai messo olio di mandorle sui miei capezzoli un po' indentro...inoltre sentivo le altre mamme (a volte frequentarsi tra simili non è la migliore delle idee senti tante cose utili ma ti fai venire anche molti dubbi inutili) che loro si spremevano il seno e avevano visto il colostro.
Passai qualche ora a tentare di spremere, dopo' aver letto le istruzioni e visto come si fa su internet, e spremi spremi non usciva niente, neanche una goccia.
Durante l’ultima visita chiesi dunque alla mia ginecologa se avessi dovuto fare qualcosa per i miei capezzoli e se avrei potuto allattare dato che non avevo il colostro.
Sul lettino dove mi sdraiavo sempre nuda, con un tocco leggero mi aveva toccato il seno e il colostro era uscito, mi ha sorriso e mi ha spiegato che avevo i capezzoli leggermente introflessi ma non così tanto da poter essere un problema, di stare tranquilla e di non preoccuparmi che le donne che non possono allattare per motivi reali sono così poche che diventa vera l’affermazione “tutte le donne hanno latte”.
Con questa iniezione di fiducia uscii dallo studio, contenta di non aver aspirato i miei poveri capezzoli con una siringa o averli affogati nell’olio.
A casa provai a spremermi di nuovo, ma niente. Si vede che non sapevo come fare, il latte (colostro) c’era, avrei allattato, tutte le donne possono allattare (quasi) tutte le donne hanno latte.

Svezzamento – Allergie e Intolleranze – Test – Rast test



Il rast test è un esame di secondo livello. Quando il prick test non basta si passa ad effettuare questo test che per il paziente consiste in un semplice prelievo di sangue. Il laboratorio andrà alla ricerca delle IgE specifiche per gli alimenti sospetti. Come contro si possono testare solo un numero limitato di allergeni.

Svezzamento – Allergie e Intolleranze – Test – Prick by Prick test



Il prick by prick test è un prick test in cui le sostanze iniettate non sono quelle sintetizzate ma quelle di uso comune. Questo metodo si utilizza per la maggior parte quando l’estratto sintetico non è affidabile. In realtà anche quando l’estratto sintetico è affidabile se si sta cercando un’allergia alimentare conviene sempre eseguire il prick by prick test per essere sicuri. Se si sta ad esempio valutando una possibile reazione a latte e uova (molto comune nei bambini), si possono fare tre punturine e iniettare sotto pelle una goccia di latte una goccia di albume e una goccia di tuorlo.
Uova e latte, in questo esempio, utilizzate in laboratorio sono proprio come quelle che avreste voi a casa ovvero comprate al supermercato e non estratti sintetici.
Diciamo che quando possibile costituisce la prova del nove.

Svezzamento – Allergie e Intolleranze – Test – Prick test


Il prick test è uno dei metodi più utilizzati per diagnosticare un caso di allergia.
Il braccio del paziente viene pizzicato (di qui la parola prick) e viene inserita sottocutanea l’estratto della sostanza sospetta, che può essere sia un alimento che un ad esempio un acaro o un polline.
In questo modo la sostanza entra in contatto con le IgE che si trovano proprio a livello sottocutaneo e che scatenano la reazione in caso di allergia. Si aspetta circa mezzora e poi si va a vedere se nella zona di applicazione si è verificata una reazione cutanea. Il test è valido se si verificano due condizioni. Assieme agli elementi da testare vengono immessi anche una goccia di soluzione fisiologica e una di istamina.
Servono a verificare che la pelle non abbia non abbia una anomala reattività, infatti con la soluzione fisiologica non si deve avere nessuna reazione, con l’istamina si. Se queste due condizioni non si verificano il test non è da considerarsi valido.
Il prick test non può essere effettuato nei primi mesi del bambino perchè il derma è ancora in costruzione e quindi non sono presenti le IgE a livello sottocutaneo.
E’ molto importante non aver assunto antistaminici almeno una settimana prima di effettuare il test.

Svezzamento – Allergie e Intolleranze – Cosa sono


L’allergia si può definire come un errore del sistema immunitario. Si tratta di una reazione assolutamente eccessiva e immotivata ad una sostanza di per se innocua, che appunto per un errore il sistema immunitario riconosce come nemica. Come risposta al presunto attacco il nostro sistema immunitario produce quindi un elevato quantitativo di anticorpi specifici (IgE), i quali hanno lo scopo di “attaccare” queste sostanze e difenderci dal presunto pericolo. Le igE si comportano producendo a questo scopo una sostanza chiamata istamina. La produzione di istamina provoca arrossamento, prurito, orticaria, vasodilatazione, fino allo shock anafilattico.
Per fortuna questo avviene in rarissimi casi.
Le principali allergie sono divisibili in due categorie: Allergie di tipo respiratorio, che coinvolge principalmente acari della polvere e pollini, e allergie di tipo alimentare.
Il 90% delle allergie alimentari è causato da latte, uova e pesce.
Diverso è il discorso per le intolleranze, che sono quasi esclusivamente di origine alimentare (anche se sono note intolleranze farmacologiche e ad additivi chimici) e si manifestano a livello metabolico senza coinvolgimento del sistema immunitario.
Questo vuol dire che una sostanza a cui si è intolleranti (il latte è la più comune), provoca disturbi a livello metabolico (dolore addominale, gonfiore, diarrea...), senza però che il sistema immunitario sia coinvolto.
La diagnosi delle allergie si fa mediante dei test, di vario livello diagnostico. Per le intolleranze invece il discorso, sebbene meno grave, risulta più articolato ed ecco quindi fiorire test e soluzioni poco scientifici.